Il mio discorsino di fine anno è diventata una tradizione dei miei blog. Forse mi credo un po' troppo un Presidente della Repubblica, dev'essere a causa di quel mio piccolo problema coi deliri di onnipotenza. Ad ogni modo, eccomi. Un po' in ritardo, forse: oggi è già il 2 Gennaio, e questo post sarebbe dovuto arrivare prima. Non ce n'è stato modo: non sapevo che cosa scrivere, precisamente, e non volevo che ne uscisse fuori qualcosa di forzato. Eppure sono stato per diverso tempo a pensare a cosa augurare ai miei lettori, ai miei amici e a tutto il resto del mondo. Volevo che fosse qualcosa di sincero e sentito, ma non m'è venuto in mente niente.
Poi ho capito che, proprio all'inizio di quest'anno, avrebbe avuto più senso non augurare niente a nessuno. In fondo,
ciò che ho scritto l'anno scorso è un augurio che rinnovo a tutti quanti, e vale ancora.
Ma è proprio a termine del 2011 che la persona che più merita i miei auguri... sono io.
Quella che segue è una serie di auguri che io spero per me stesso.
A me,
io auguro di riuscire a pensare davvero di più a me. Nei primissimi mesi del 2011 mi sono accorto, in una maniera abbastanza violenta, che nella classifica di persone importanti io non ero al primo posto. Mai, nella mia classifica. Quella posizione era sempre occupata da qualcos'altro. Piano piano ho cercato di cambiare questa situazione, e ci sono riuscito in un modo piuttosto mediocre. Il primo augurio che mi faccio è quello di vincere la mia personale guerra d'indipendenza, quella lotta con me stesso, che è in realtà il mio più grande nemico. E forse, la strategia per vincerla è trasformare il mio peggior nemico nel mio migliore amico.
A me,
io auguro, ancora, i miei amici e le mie amiche. Perché è vero che ci sono alti e bassi, e che ci sono dei momenti in cui non ci capiamo, o che tutti sono presi dalle proprie cose e non hanno tempo di pensare alle tue, ed è vero che a volte ti deludono proprio quando tu ti aspettavi qualcosa di più. Ma prima o poi, se le amicizie sono vere, i bassi tornano alti, e torniamo a capirci e a parlare e ridere insieme, e loro sono lì, zuccherosamente idioti come sempre, a impegnarsi come dannati per non farmi sentire solo.
A me,
io auguro di capire che non occorre tenersi tutto dentro per stare bene. Perché tra lo sfogo continuo e disperato e la repressione totale dei propri sentimenti ci sono diversi chilometri, ed è possibile trovare una via di mezzo tra questi due estremi. Non è essendo freddi e distaccati che si è più forti. E non è farsi vedere più forti che ci rende forti. A volte è possibile accettare l'aiuto di qualcuno e, soprattutto, a volte è possibile chiederlo.
A me,
io auguro di non dimenticare mai che quello che ho è qualcosa di veramente prezioso. E non parlo solo del fatto che ho una casa e dei genitori che hanno un lavoro, o del fatto che posso fare l'università; non parlo solo del fatto che nel mondo scoppiano le guerre e i bambini in Africa muoiono di fame e ci sono paesi in cui l'alfabetizzazione è al 5 per cento; e nemmeno parlo solo del fatto che ho una famiglia e degli amici che mi vogliono bene.
Perché, oltre a tutto questo, c'è il fatto che mi piaccio. Perché ho degli interessi, e metto passione nel fare le cose, e ho tante idee, e ambizioni, e cose in cui spero e cose in cui credo, e sono capace di amare. E nonostante io sappia che ci saranno ancora tanti, tantissimi altri momenti in cui mi chiuderò in me stesso convincendomi di essere una persona vuota, la verità è che non lo sono.
A me,
io auguro di non mollare. Capita, di solito di notte, di trovarmi da solo, steso sul letto, a ripetermi che ora passa, che prima o poi andrà meglio.
A me, io auguro che andrà meglio.
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