Un mio amico dice che devo scrivere. È arrivato alla conclusione che io sto meglio dopo che ho scritto qualcosa, anche se quel "qualcosa" è una delle mie solite riflessioni inutili e stupide del blog. Sì, una delle mie tante considerazioni che invece che tirarmi su il morale mi dovrebbero far preoccupare della mia salute mentale, che peggiora post dopo post. E invece mi fa sentire meglio, e pertanto il mio amico mi consiglia di farlo.
"Ma non ho l'ispirazione"
"Beh" - fa lui - "Per esempio puoi scrivere che a me stamani irrita il parabrezza. Vedi?" e con fare pratico mi indica il vetro dell'automobile, dove sul parabrezza c'è una righina di goccioline effettivamente irritante. E sorride pure tutto convinto che io possa parlare anche di questo.
Ora, se fossi uno scrittore vero saprei tirare fuori da questa osservazione un'arguta metafora sull'esistenza. La questione problematica è che io non sono uno scrittore vero, e tutto ciò che posso fare è prendere gli spunti che le mie giornate mi offrono e riportarle, qui o altrove.
Non importa quanto siano piovose queste giornate. Perché, per tutta la pioggia che può cadere, abbiamo sempre un tergicristallo che possa lavare via l'acqua e farci vedere la strada. È che a volte ci dimentichiamo di fare manutenzione, e il tergicristallo non funziona bene, e fa le righine che vediamo sul vetro. Ed è molto irritante questo, perché noi non vogliamo vedere quella righina. Vogliamo tirare diritti e convincerci che quella righina non esiste, e che siamo capaci di proseguire anche con la pioggia, perché siamo forti e sappiamo guidare bene e niente ci può fermare. Eppure per quanto ci sforziamo di guardare oltre e fare finta di nulla, l'occhio ci cade sempre su quella righina, e non possiamo farne a meno, perché probabilmente non siamo capaci di concentrarci solo sulla nostra strada, e...
No, no, vedete? La mia metafora fa schifo. Non farò mai una bella metafora!
Non sono uno scrittore vero. Scrittorega, ecco.