Buongiorno a tutti. Sappiate che ho il mal di testa, e pertanto non mi curerò molto della punteggiatura di questo post. Sì, perché questo mal di testa mi colpisce proprio nella zona del cervello dedicata ai segni di interpunzione. E vi garantisco che è quella dei segni di interpunzione è una zona molto grande del mio cervello. Credo che tolga spazio a funzioni motorie. Il che spiegherebbe come mai sono bravo con le virgole ma non so toccarmi la punta del naso con la lingua.
Quant'è odioso il mal di testa?
( oh, guardate, il punto interrogativo sono riuscito a metterlo!
Uh, anche quello esclamativo!
Uh, un'altra volta. Dio, sono un mostro )
Ma non parlo di un mal di testa in generale. Parlo di quello della domenica. L'emicrania domenicale. All'inizio pensavo che fosse una cosa dovuta al fatto che il sabato sera sono solito bere un goccetto (termine tattico per non far preoccupare papà, nel caso dovesse leggere il blog). Poi però ho notato che mi sente la testa anche dopo una sera in cui non tocco alcool - perché sì, è capitato, giuro. Quindi forse è il mio corpo che capisce che è arrivata la domenica e mi fa stare male automaticamente. La domenica c'ho l'emicrania impostata a valore di default.
Eppure stamani è diverso. Mi sono svegliato col cervello che pulsava, e la più minima presenza luminosa mi faceva soffrire (la mattina la luce mi fa star male. Sono un po' come un vampiro, ma senza tutto quel noiosissimo marketing). Guardandomi allo specchio mi sono visto squisiti foruncoli totalmente nuovi, e un volto inquietante che è la rappresentazione della morte.
Però c'era anche un'altra sensazione. Quella della nera del ghetto che schiocca le dita, per intenderci, o della Aguilera che canta Fighter. Quella di chi si sente di avere le contropalle, quella di chi si è preso le sue rivincite, quella di chi si sente di essere cresciuto, almeno un pochino.
Sono ROCK, e volevo dichiararlo al mondo scrivendolo sul blog. Prima però ho affondato i denti in un muffin e ho bevuto il caffè. Per farmi passare il mal di testa, sapete. È passato.