Ci sono dei giorni in cui ti svegli triste. Può capitare, se sei affetto da disturbo bipolare, ma soprattutto può capitare se sogni cose brutte come che ti si cancellano tutte le foto dell'account di Instagram o che affoghi in un mare di yogurt alla banana.
Il fatto è che quando succede non mi piace. Perché quando sono triste si avviano dentro me una serie di meccanismi i quali probabilmente costituiscono gli estremi per un trattamento sanitario obbligatorio. Tipo che all'inizio penso che mi siano dovute più attenzioni (trip chiamato tu sei felice e io no), e poi penso che sono un bimbo grande e i bimbi grandi se la devono cavare da soli (trip chiamato sarò un vero uomo prima o poi), e poi penso che chiedere aiuto è umano (trip chiamato ora scrivo alla De Filippi), e poi finalmente arrivo alla sensazionale conclusione che da una parte devo un po' forzarmi e dall'altra posso contare sull'appoggio di chi mi sta vicino (trip chiamato muovo il culo ma magari chiedo in prestito una chiappa).
Ma cosa significa forzarsi? Proverò a spiegarvelo con una storiellina.
Il mio amico U. - sì, quello di Fiocco di Neve, bravi - ha una visione della vita che distingue le persone in due categorie: quelli col divaricatore vero e quelli col divaricatore finto. So che avete già pensato male, comunque non intendiamo quel divaricatore, bensì quello che si mette all'orecchio:
( nemmeno io sapevo che si chiamasse così. Non mi
sono mai interessato ai piercing, perché i miei hanno
più volte minacciato di togliermi gli alimenti se fossi
rincasato con - cito testualmente - del ferro sul viso )
Ora, questo divaricatore può essere permanente e si fa dilatando il buco nel lobo con un'operazione dolorosa e quasi irreversibile e che al solo pensiero mia madre ingoia di getto due flaconi di Prozac; oppure può essere finto, per cui non patisci le pene dell'inferno e hai lo stesso risultato, perchè appari agli altri nel solito modo, e cioè con un aggeggio all'orecchio.
Al mondo esistono le persone col divaricatore e le persone senza divaricatore, così come esistono le persone felici e quelle tristi. Quello che so è che se mi sono svegliato senza divaricatore, non posso starmene con le mani in mano, aspettando che qualcuno me ne procuri uno. Sapete, ci sono persone che non riescono a chiedere un divaricatore a qualcuno. Semplicemente, sanno che il loro ruolo è quello di averlo e, intanto che lo cercano, ne indossano uno finto. Appaiono agli altri nel solito modo, e cioè con un aggeggio all'orecchio. Solo se ti avvicini abbastanza riesci a notare che è un finto divaricatore.
No, mamma, non me lo metto l'orecchino! Dio, devo smetterla di fare metafore.