La Trilogia del Giallo - epilogo


"No, dai, Elisa, scattamene un'altra, in questa sembro cretino"
"Sai, Ale: sei giallo"


Mia sorella non ha tutti i torti. Sono effettivamente giallo. Sono sei i colori della bandiera rainbow, e sei siamo noi che abbiamo deciso di andare al Pride di Bologna vestiti ognuno di un colore diverso. E tra sei colori, cosa mi sono scelto io? Il giallo, appunto. 

Che non è solo il colore dell'ittero o dell'urina, tanto per dire le prime due cose che mi vengono in mente. No, perché è anche il colore di frutti innocenti come il limone, o la banana. C'è da impegnarsi un mucchio per trovare un doppiosenso, insomma. Il colore di Titti, di Spongebob. E di Pikachu, quel coglione. 

E poi sì, c'è tutta quella sequela di cose gialle e terribilmente romantico-pittoresche, tipo le stelle, e il sole, e i capelli di Marilyn, e i daffodils di William Wordsworth che non ho ancora capito che fiori sono in italiano, ma sempre gialli sono. 

Non so se mi sento molto giallo, in questo periodo. Però una cosa in cui ho sempre creduto è che all'inizio bisogna un po' sforzarsi a vestire il colore che vorresti, prima che il tessuto aderisca completamente alla tua pelle e diventi tuo davvero. E chi lo sa che essere giallo fuori non sia un inizio per diventare giallo dentro

"Se domani piove, ci sarai tu ad illuminare tutti"
"Da come lo dici, non sembra tanto un complimento"
"Infatti. Sembri proprio scemo!"


E qualcosa, a giudicare dalla foto migliore che ha scattato, mi dice che mia sorella non ha tutti i torti:





( trovi qui il capitolo 1 della trilogia,
qui il capitolo 2,
qui il capitolo 2 e mezzo,
qui il capitolo 2 e qualcosa quasi 3 vi giuro,
e qui il capitolo 3. E questa era la FINE,
spero che siate stati bene )


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