( chi mi dirà buonanotte stanotte mio Dio?
la notte le stelle la luna, o forse io )
C’è una cosa che ci accomuna agli spagnoli più dell’usare il “sì” come affermazione e venerare Raffaella Carrà qualunque cosa faccia, ed è la furbizia con cui si cerca di fregare il turista. Nelle cittadine iberiche, per esempio, ci si trova spesso ad ordinare una jarra de sangria, e a vederci portare in tavola quella che al massimo è una jarra de brodaglias con un pochito de fruttas dentro.
Eppure siamo contenti. Il liquido rossastro che non è sangria ci è presentato come sangria e tanto basta per deglutirla con passione, pasteggiarci e magari ordinarne un’altra jarra. Perché? Dovresti perplimerti così come ti perplimeresti se al ristorante ti portassero gli spaghetti al posto delle tagliatelle, o se tua suocera facesse il pesto senza pinoli, o se trovassi lo champagne dentro la bottiglia dello spumante. Non è la stessa cosa, non ha la stessa forma, e nemmeno lo stesso sapore.
È che le persone bevono quello che credono di bere. E mangiano quello che credono di mangiare, e vedono quello che credono di vedere, e sentono quello che credono di sentire, e vivono quello che credono di vivere.
E forse è un peccato, perché se bevessimo quello che davvero beviamo, e mangiassimo quello che davvero mangiamo, e vedessimo quello che davvero vediamo, e sentissimo quello che davvero sentiamo, e se vivessimo quello che davvero viviamo, avremmo un mondo con meno illusioni.
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[ articolo pubblicato su Maintenant,
testata on-line che ho conosciuto per caso
e per fortuna
e che consiglio a tutti.
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