L'uomo che sussurrava ai cruscotti


È cominciato il periodo in cui le persone mi incontrano e iniziano a parlarmi di cose per poi vederle scritte qui sul blog. Non posso negare che mi faccia piacere tutto questo interesse, però dovete sapere che prima di partorire un post io subisco una specie di illuminazione mistica assimilabile agli effetti allucinogeni degli acidi. No mescalina no party, come dice George Clooney quando è strafatto. La scorsa settimana, per esempio, mi avete chiesto:
• perché non racconti sul blog di quanto era difficile trovare Mew nel giochino dei Pokemon?
• ahahah hai visto, abbiamo chiamato la cameriera di questa pizzeria al telefono anche se siamo a dieci metri da lei, raccontalo sul blog!
• guarda, ho fatto alcune tartine quadrate e altre tonde, chissà quanto materiale per il tuo blog!

Ora, a parte l'ultimo punto su cui ero quasi pronto con svariate metafore sull'esistenza, sul resto non mi è venuto in mente niente. Per questo sto per raccontarvi di qualcosa che non c'entra nulla con quello che è capitato a voi: sto per raccontarvi qualcosa che è capitato a me. Purtroppo.


( inutile video musicale fuori contesto
con lo scopo di spezzare il post in due parti )


Una volta ero un ragazzo ingenuo e mi sentivo molto strano. 

Conobbi in piscina un tizio che chiameremo affettuosamente il tizio pazzo. Per la cronaca: non mi capita spesso di fare conoscenze in piscina. Vado apposta in piscina perché non si può socializzare molto, perché se uno parla poi gli va l'acqua in bocca e auspicabilmente affoga. Comunque il tizio pazzo aveva voglia di discorrere e in qualche modo catturò la mia attenzione: ci sono alcune tematiche che mi incuriosiscono troppo e lui lo capì. E mi chiese se avevo voglia di parlarne la sera.

- ti ha chiesto di parlarne stasera?
- sì, amica G, non mi sembra ci sia nulla di male
- mh. E quanti anni ha?
- mah, tipo centomila
- andate a fare un giro, non farlo salire in macchina tua per nessun motivo.

La prima cosa che il tizio pazzo fece quella sera fu salire in macchina mia. Dicendo: "Posso? Ti porterò in un posto pieno di vibrazioni". Ricordando le parole della mia saggia amica G, iniziai subito a sudare freddo. Tante minuscole amiche G sbucavano dalla mia mente e mi lanciavano avvertimenti tipo Adesso ti squartaaaa o Sei la sua vittima di staseraaaa o Colleziona il pene di chi conosce in piscinaaaa

Mi inventai che dopo dieci minuti avrei dovuto vedere un mio amico, quindi era meglio se andavo. La cosa buffa è che cercò invano di recuperare parlandomi del suo rapporto con gli oggetti. Praticamente lui aderisce a questo pensiero secondo cui le cose hanno un'anima con cui noi dobbiamo interagire. Disse che il motore della sua auto aveva smesso di funzionare da quando lui le aveva lanciato un'imprecazione. Dopodiché accarezzò il cruscotto della mia macchina e gli chiese come andava la vita.

Da quella volta sono cambiato: sono ancora un pochetto ingenuo, forse. Ma mi sento molto meno strano.


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