Qualche anno fa non credevo nel destino. Una delle mie scrittrici preferite diceva che più che nel destino dovremmo credere nel rimboccarsi le maniche e sudare. Probabilmente sono stati anche i miei studi scientifici a influenzarmi: quando il mondo in cui vivi si basa sul provare l'esistenza del caso e smentire ogni altra forma di entità soprannaturale non dimostrabile scientificamente - sia essa il destino, il mostro di Lochness, il fantasma formaggino, Dio, Allah, l'invisibile unicorno rosa - sei portato a formarti un pensiero ben preciso su ciò in cui credi e ciò in cui non credi.
Ma è così facile non credere nel destino, se non ci hai mai avuto a che fare.
Cominciai a simpatizzare per il destino quando dovetti interpretare questo ruolo a teatro. La commedia parlava di due streghe che rischiavano di perdere la loro immortalità, e il mio personaggio era un eccentrico signore che si divertiva a giocare con loro mandando profezie a destra e a manca. Io ero il destino, e passavo il tempo sul palco a parlare di passato, presente e futuro, dicevo di stare attenti perché ogni piccola nostra azione fa parte di un fitto intreccio di eventi concatenati, "come in un mirabolante centrotavola galattico".
Qualche tempo fa è uscito un film di animazione che si chiama Brave, la protagonista è una ragazza dai capelli rossi e per una curiosa coincidenza io ho un debole per le ragazze dai capelli rossi così andai a vedere il film coi miei amici. Forse ci sarei andato comunque, anche se la ragazza fosse stata bionda, mora, o pelata anche, ma il punto è che l'ultima frase del film è Il nostro destino vive in noi: bisogna soltanto avere il coraggio di vederlo.
Negli ultimi x mesi mi sono successe un po' di cose. Ho sempre il timore di dire che mi sono successe delle cose brutte, perché le vere cose brutte sono altre e bisogna saperci dimensionare, è vero; però è anche ingiusto sminuire un problema che ci riguarda solo perché non è la fame nel mondo o una malattia o un lutto. Diciamo che ci sono state cose che mi hanno fatto stare male, con tutto il rispetto. Non sarò mai felice per tutto quello che mi è successo, non dirò mai che alla fine è stata una fortuna, non mi sentirete mai essere solo anche minimamente contento per quel dolore, e il motivo è che fa ancora male. Ma non posso evitare di notare che si stava creando una rete di cause e conseguenze che mi ha portato a fare delle scelte importanti.
La sto facendo troppo lunga, non so se capite dove voglio andare a parare. Diciamo che c'è una cosa che vi devo dire, ed è una cosa bella. Io non lo so se il destino esiste o no, però adesso comincio a farmi qualche domanda.
Il proiettile corre e non sa se ammazzerà qualcuno o
finirà nel nulla, ma intanto corre e nella sua corsa
è già scritto se finirà a spappolare il cuore di un uomo
o a scheggiare un muro qualunque. Lo vede il destino?
Tutto è già scritto eppure niente si può leggere.
A. Baricco, Castelli di rabbia
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