Ultima parentesi sul momento in cui ho toccato uno gnocco cosmico


Io e Mariano Di Vaio siamo nati entrambi nel 1989.
Sì, bene, ecco. Ora trovate le differenze.



Prima di questo post non sapevo nemmeno dell'esistenza della suddetta creatura. Invece tutt'oggi leggo il suo blog, guardo i suoi video, lo seguo addirittura su Instagram, che nella Terra 2.0 corrisponde praticamente ad essere il suo migliore amico. E vi annuncio che non credo che ne riparlerò mai più: non bisogna tirare troppo la corda, altrimenti ci si stanca e si sarà sempre costretti a parlarne, un po' come Mino Reitano che in qualsiasi trasmissione andasse cantava Italia e sinceramente aveva anche rotto. Scrivo qualche ultima riga, per dire come è andata a finire. 

Mariano Di Vaio ha ventiquattro anni, come me, e a ventiquattro anni ha: viaggiato in tutto il mondo, vissuto in America, lavorato per nomi importanti, milioni di ragazzine urlanti che gli sbavano dietro, conosciuto un sacco di gente, un futuro indiscusso nella moda, tanti progetti tra cui il cinema e la televisione, una vita attiva  e piena di momenti in cui mettersi in gioco e, cosa vagamente meno importante, è un manzo galattico.



Dopo i miei post sulla fenomenologia del fashion blogger e dopo i romanticissimi tweet che ci siamo vicendevolmente inviati, mi è sembrato giusto andare all'evento in cui lui presenziava: l'inaugurazione di un negozio abbastanza famoso per avere prezzi che se li vede sbianca anche il sultano del Brunei. Mi accompagnavano Ciuffo - dai, il mio amico con i capelli fatti come il dentifricio nelle pubblicità - e Laura - conosciuta anche come "Quella bionda".

Era un evento a cui partecipava tutta la crema della società cittadina, ed erano tutti profumati e vestiti bene. Noi sembravamo profughi albanesi, a parte Ciuffo che aveva persino il papillon, ma solo perché dopo sarebbe andato al compleanno di sua nonna Lory, l'altro eventone glamour della serata. Io per cercare di darmi un tono mi ero messo tutti i braccialetti neri che ero riuscito a trovare, col risultato che sembravo uscito ora ora da un tatuatore pakistano.

Il negozio ha tre piani e tutti i presenti, ma dico tutti, erano lì per cercare Di Vaio, neanche fosse un pokemon leggendario. Ovunque ti voltavi potevi udire cose come "Di sopra non c'è!", "Forse è andato al bar", "Hai provato con la Megaball?". Dopo aver scroccato un po' di cibo e di vino, ci sentivamo pronti per la ricerca. E lo abbiamo trovato al secondo piano, bello come un Dio greco, che controllava qualche prodotto e faceva foto con i fan. Ho preso un respirone e gli ho chiesto se ci potevamo fare una foto.

"Certo, ci mancherebbe"
"Comunque Pio, eh"
"Eheh."

Attimi di silenzio. L'imbarazzo palpabile.

"AH MA SEI TU!!!"

Mariano si volta sorpreso, ride, sorride, mi porge la mano, gliela stringo, me la stringe, scherza: "Ti volevo dare un cazzotto eh", è tutto bellissimo mi sorride le campane suonano a festa mi fa i complimenti mi guarda è come vivere in un mondo in cui è sempre domenica mi sorride mi guarda mi sorride mi dice Sei un grande! mi sorride non so più coniugare, parlare, cos'è il lessico?, cos'è la punteggiatura?, cos'è la vita terrena?, forse forse se facessi palestra anch'io, mi sorride oddio è proprio quello di instagram mi sorride mi dice un sacco di cose belle è simpatico ha una voce figa Dio come la odio questa gente arrivata, lo amo, lo amo perdutamente per sempre alla follia, chissà se ad Amici stava per Agata o per la Celentano, mi sorride sembra pure un ragazzo sveglio cioè guarda bocca aiuto SÌ, LO VOGLIO, e prometto di amarti e onorarti ogni giorno della mia vita, ma forse è meglio dirgli qualcosa invece di stare qui a guardarlo e infatti dico: mi ha fatto tanto piacere, in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti, ciao.


Statece.


E così anche Mariano Di Vaio mi lascia per sempre. È stato bello e divertente, ma adesso è l'ora di voltare pagina, tutti noi. Ah, questa vi piacerà: non si è toccato i capelli nemmeno una volta. 

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