Venerdì mattina ho preso il treno perché dovevo andare a Milano. Sapete, Milano, la città dove tutto è frenetico e la gente ti passa davanti anche sulle scale mobili di Bershka. Giuro che quando è successo ho iniziato a balbettare guardandomi intorno spaesato. "RILASSATEVI" gridavo malamente a cittadini casuali, quando mi sono ripreso. Ad ogni modo, per arrivare a Milano da Torino ho preso un Regionale Veloce (veloce, vabbè) che passa da Magenta.
Il consiglio è di guardarla quando non avete i vostri
coinquilini in casa. Potrebbe sembrargli strano, capite.
Ho passato tutto il viaggio in treno fino a Magenta un po' preoccupato. La mia scuola è divisa in sei classi, e io sono finito in quella dove ho il timore che la cultura personale sia molto importante. Questa è ovviamente una cosa positiva, ma il fatto è che io sono -e lo dico vergognandomene- ignorante. Non leggo molto. Certo, potrei stare mezza giornata a esporvi la filosofia che c'è dietro all'ultimo album di Marina and the Diamonds, ma questa non è cultura classica.
Sono immerso in questi pensieri quando mi accorgo di essere arrivato a Magenta. Alzo la testa e mi guardo intorno. Davanti a me c'è una famiglia di sordomuti in piena crisi. Ti accorgi quando dei sordomuti stanno litigando perché stanno zitti, ma smanaccano convulsamente e hanno la faccia tutta contrariata.
È un po' come guardare Dragonball senza audio.
Alla mia destra c'è una vecchietta con un paio di fantastici stivali da pioggia e nessun dente. Accanto a lei
un signore di quarant'anni che legge Geronimo Stilton e il galeone dei gatti pirati. No vabbè è il treno del disagio. Poi per forza uno è sfigato, me la passate per osmosi.
Riflettendoci meglio, ho capito che quel tipo, quello che legge Geronimo Stilton è un grande. Guardandolo, ho intuito che probabilmente è straniero. Magari non è più nel suo Paese e deve imparare una nuova lingua, e lo fa iniziando dai libri per bambini. O magari vuole insegnare a leggere al figlio, e prima di farlo deve fare esercizio. Quel tipo che legge Geronimo Stilton è un grande perché ci vuole tanta forza di volontà per migliorare. Più che il talento, più che l'intelligenza. Non ha perso tempo a pensare che non sa l'italiano: sta cercando di impararlo e basta.
La conclusione - esplicitata in perfetto stile Disney, non è che vi considero cretini, è che ho bisogno di metterla nero su bianco - è che una volta che ho preso atto della mia scarsa cultura, devo cercare di digievolvermi dallo stadio di capra e recuperare le tappe che mi mancano. I francesi hanno un'espressione che rende tantissimo, che è
farsi il culo.
Così, apro lo zaino e tiro fuori Salinger e inizio a leggere.