Kintsugi, ovvero l'arte di riparare le ferite con l'oro


Se vivessi in Oriente probabilmente sarei una persona diversa. E non intendo soltanto che avrei l'abitudine di soffiarmi il naso con la mano o di mangiare seduto per terra. E nemmeno che Grindr sarebbe una grande griglia di facce tutte uguali con gli occhi a mandorla - a proposito, avete mai provato ad aprire Grindr a Prato? Deve essere estraniante.

I giapponesi hanno pensato a questa cosa, il kintsugi, che funziona in questo modo: sei lì che stai spolverando, un po' di fretta perché sta per cominciare la nuova puntata di Masterpiece e per qualche assurda ragione non puoi assolutamente perdertela. All'improvviso sbatti contro un mobile e un vaso cade per terra. Mica sarebbe un grave problema, insomma, quel vaso ti serviva solo per vomitarci dentro quando la vodka è troppa e il bagno è lontano. Ecco, se sei un giapponese non devi aver paura delle prossime sbronze. Tu raccogli tutti i cocci in cui si è spezzato il vaso, prendi dell'oro liquido o della lacca con della polvere d'argento, e inizi a ricomporre l'oggetto. È una specie di art attack per gente molto agiata. Quello che ottieni non è lo stesso vaso di prima. Ad accogliere il tuo prossimo rigetto ci sarà un vaso ricostruito e tenuto insieme da un collante prezioso. Non solo, ma nessun altro avrà quel vaso. Perché quando si è rotto, lo ha fatto in un modo che non è riproducibile da nessuno. Le linee che adesso abbelliscono il tuo oggetto sono state decise dal caso, e per questo sono uniche. Quello che avrai sarà un vaso più bello, più ricco, più forte; migliore, sia interiormente che nella superficie.

È che io a volte sono quel vaso, e non vivo in Giappone, e sono progettato in maniera tale che quando cado, e mi succede spesso, mi frantumo in una quantità di pezzi incalcolabile, e provo a rimettermi insieme alla bene e meglio ma crollo, ancora, mi sgretolo in frammenti sempre più simili alla polvere.






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