Indagine sui fan dei Backstreet Boys


Tutti hanno avuto quattordici anni. 

Tranne chi ne ha tuttora tredici, dodici, undici, dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due e mezzo, due, uno e tre quarti, uno e mezzo, uno, zero, BUON ANNO!, e chi è ancora nelle vigne di Bergamo (che è il posto dove secondo i miei genitori stanno i bambini non ancora concepiti, cioè praticamente dove volteggiano come tante animelle quelli che in potenza possono diventare i nuovi nati, quindi una specie di iperuranio dei nascituri).

Tutti hanno avuto quattordici anni e, sotto sotto, tutti vorrebbero tornare ad avere quattordici anni. Deve essere per questo che la piazza che ospitava il concerto dei Backstreet Boys, ieri, pullulava di gente. 



I fan dei Backstreet Boys sono perlopiù ragazze, di età compresa tra i venti e quaranta, indossano soprattutto shorts di jeans e toppini fosforescenti ma soprattutto hanno una disperata urgenza di anni Novanta.

Perché dai, possiamo ammetterlo molto tranquillamente: i Backstreet Boys non è che siano grandi cantanti o musicisti, e in realtà non sono nemmeno così carismatici come altre star della musica commerciale (sono molto simpatici ed energici, questo è innegabile, hanno cantato e ballato per due ore, ci vuole una certa resistenza, nel senso che io dopo una macarena mi accascio tra mille rantoli, per dire). 
I Backstreet Boys sono cinque ragazzi americani che si chiamano Kevin, Brian, Nick ("uuuuuh!"), A.J, Howie, Dewey, Louis, Pinco, Panco, Cip, Ciop, Waka Waka Eh Eh, e Adolf. È la boyband più longeva della storia della musica, ma è soprattutto nei nineties che ci faceva sognare. Il successo planetario di questi ragazzi è documentato dai milioni di dischi venduti, dalle innumerevoli nomination ai Grammy, dalle classifiche su cui svettavano prima di un lento e malinconico declino degli anni Duemila

E adesso mi dispiace dover spezzare l'incantesimo, ma io sono a favore della verità. Tocca a me, ancora una volta, riportarvi tutti alla triste realtà. I Backstreet Boys sono svaccati come nessuno di noi spera di fare mai. Chi era al concerto non può capire, chi non era al concerto non può capire. Io stavo lavorando al mio solito muretto, poco fuori, e questo mi garantiva di mantenere una certa lucidità che adesso mi consente di farvi ragionare.

A voi non piacciono i Backstreet Boys, ragazzi. Voi siete obnubilati dal bisogno estremamente umano di non pensare, di tornare indietro a quando l'unico problema era la coda troppo lunga di Snake. A quando passavate le sere estive davanti a Giochi senza frontiere mangiando un Calippo o un Winner Taco. A quando non c'era Youtube ma il Festivalbar sì, e andava alla grande così. Voi avete bisogno della musicassetta con Max Pezzali, dei poster di Cioè, della coreografia di Stop right now, di sapere come andrà a finire tra Ross e Rachel ma sperare e sperare e sperare che non si lascino mai. 

Ecco cosa amate, fan dei Backstreet Boys. E non mi fraintendete, io sono con voi. Backstreet's back, e per me, che non ero sotto il palco a osservare le loro pancette alcoliche e l'invecchiamento dei loro volti e gli stessi balletti di vent'anni fa, sono stati soltanto la dimostrazione del passare del tempo. 

Però era bellissimo, vero?



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