Quando odiate l'umanità, fate una torta


Sono rimasto in silenzio per tre giorni, ed è per questo che adesso credo di avere il diritto di parlare. 




La verità sul mio attuale stato d’animo, e ve la rivelo così, senza girarci troppo intorno, è che vi odio. Vi odio perché non siete neanche minimamente consapevoli di quanto la vostra immensa stupidità e abissale ignoranza (sono due cose diverse, e: complimenti, le possedete entrambe) possano far male agli altri. 

Di fronte alle tragedie, il mio modo di reagire è quello di rimanere in silenzio. Il motivo, se proprio è indispensabile una giustificazione a riguardo, è che nel silenzio io raccolgo il mio dolore, lo comprendo, lo rispetto e nel comprenderlo io rispetto anche il dolore degli altri. Ora, non pretendo che tutti reagiscano come me, sicuramente ci sono maniere più intelligenti, o delicate - in fondo chi sono io per suggerire agli altri come devono comportarsi di fronte a eventi tanto tragici? Nessuno, naturalmente, e ben cosciente di ciò lascio che gli altri agiscano come credono.

Sbaglio. Questo ascoltarvi mentre chiedevo silenzio mi ha portato soltanto ad odiarvi.

Entrare in un bar, andare dal barbiere e, soprattutto, aprire un qualsiasi social, non solo mi hanno distratto dal rispettare il dolore di un mondo che piange, ma mi hanno portato ad odiarvi tutti, proprio quando l’unica cosa da fare era restare uniti.


Ho odiato voi che gridavate per la chiusura delle frontiere, ho odiato voi che titolavate bastardi islamici, ho odiato voi che citavate a caso la Fallaci per darvi un tono intellettuale quando non aprite un libro da vent’anni, ho odiato voi che dicevate che Nostradamus l’aveva predetto, ma ho odiato anche voi che mandavate messaggi di solidarietà per mostrare quanto siete bravi, ho odiato voi che per riempirvi l’ego di like fareste di tutto, ho odiato voi che pubblicizzavate il vostro libro con l’hashtag #prayforparis, ho odiato voi che chiedevate ai musulmani di dissociarsi, ho odiato voi che nella scelta tra un sms o un messaggio privato, guarda caso, optavate per un proclama pubblico per chiedere come va ai vostri sette amici francesi, ho odiato voi che avete scoperto la parola buonismo e vi sembra una bella strategia per giustificare il vostro razzismo, ho odiato voi che avete equiparato il senso della foto profilo arcobaleno a quello della bandiera della Francia, ho odiato voi che scrivevate in caps lock, ho odiato voi che ne avete approfittato per ripubblicare la foto con vista Tour Eiffel, ho odiato voi che vi siete autoeletti esperti di politica internazionale, ho odiato voi, voi, voi con questa urgenza smodata di dare a tutti la vostra idiota, inutile, esibizionistica e per nulla interessante opinione sulla faccenda.


Ho letto in tutti questi commenti l’ignoranza di chi non sa davvero le cose, insieme al bisogno di dire qualcosa. Ripeto, non sono qui per dire come gli altri devono reagire, ma posso comunque registrare le mie sensazioni: e osservandovi dall’esterno, è sembrato un orrendo mercato delle idee. Credo, o meglio: temo, che procedendo così l’umanità non abbia grandi speranze. 

Credo di intuire cosa state pensando adesso, se ancora mi state leggendo, perché credo di aver perso diversi lettori dopo la sfuriata di qualche riga fa, impopolare ma… dovuta, scusate. State pensando che sono una testa di cazzo presuntuosa che crede di poter dire agli altri come va il mondo.

No. O meglio: forse sono una testa di cazzo, questo può darsi. Per il resto, so che in questi giorni, l’unica strada funzionale che sono riuscito a trovare contro la paura è stata quella della Bellezza, come al solito. Ascoltare gli artisti (scrittori, cantanti, musicisti, poeti, disegnatori) riusciva a lenire il dolore, la paura e l’odio. Perché forse è questo il senso, no? Invece di scannarci, dovevamo cercare un modo per restare uniti.

A me è venuto in mente di fare una torta. Una torta per non odiare l’umanità, proprio in questo momento. Per poter scrivere questo post, in cui forse non la notate, ma c’è della speranza, ho dovuto smettere di odiarvi, e ci sono riuscito con una torta.

Diciamo che l’ha cucinata J, che sarebbe il mio ragazzo, che nella coppia è quello simpatico, intelligente e che sa cucinare, mentre io sono quello che ha un blog. Notando il mio malessere, mi ha proposto di fare una torta. Lui dettava le istruzioni e io le eseguivo, così per farmi avere l’impressione di saper cucinare.

Ci sono state alcune incomprensioni, inizialmente, perché lui non riusciva a capire le dosi dal ricettario e io gli facevo domande molto innocenti, come se sapesse fare, o se volesse consultare Giallo Zafferano,  o se volesse chiamare mia madre, e lui si è ingiustamente incacchiato.

Poi però abbiamo fatto pace, finendo con uno scambio che vorrei riportare fedelmente:

LUI: “sei la mia torta”
IO: “e te sei il gatto che la mangia”
LUI: “gnam”
IO: “miao”

e cito queste battute perché mostrandovi quanto sono assurdamente scemo spero mi perdonerete se vi siete ritrovati nella precedente sequela di categorie da me odiate.

Bene, se vi interessa, la ricetta è la seguente:

- farina di tipo zero zero, come quel Renato che cantava il cielo
- cioccolato e zucchero, perché “ è la cosa più importante, tutto il resto non conta niente”
- burro!, col punto esclamativo
- maizena, che non ho idea di cosa sia
- tre uova, che avete risparmiato dal lanciare a chi odiate
- uno yogurt intero, che serve per ammorbidire
- scorza di limone, acidula ma efficace
- lievito, perché è importante prenderla con leggerezza



Scusate, forse sono davvero una testa di cazzo. Alla fine, la torta è venuta bene. Lui si lamenta e dà la colpa al forno, ma io lo guardo e penso che un pochino di paura se ne sia andata. 

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