Si fa per parlare



La cosa che mi dà più fastidio sentir dire, dopo il piuttosto che con la funzione di oppure e i verbi tipo scendere e uscire usati transitivamente, è la frase: si fa per parlare. Siamo nel duemilasedici, e trovo che sia molto idiota trattare certi argomenti come disquisizioni "tanto per parlare". Proprio oggi che i social costringono anche i bovini ad avere un punto di vista assolutamente non richiesto su tutto; e proprio oggi che veniamo da un decennio in cui persone come Selvaggia Lucarelli o il professor Meluzzi hanno guadagnato del denaro con la professione dell'opinionista; proprio oggi bisogna stare attenti a ciò che si dice, e soprattutto all'urgenza con cui lo si dice.




Facebook is the new bar, è vero. Quello che fino a qualche anno fa dicevamo alla vicina di casa, o al nostro barbiere, con nessunissima conseguenza sugli altri, adesso diventa un post, un tweet, uno status, che potenzialmente può essere letto da chiunque nel mondo. Bene, benissimo, che strumento eccezionale, se fosse usato con senso critico. Forse sarò io troppo esagerato, ma credo che per esprimere un'opinione, soprattutto se questa opinione viene esternata a tutti, bisogna essere molto informati e bisogna sforzarsi di mettersi nei panni di chi, quelle opinioni, le considera vere e proprie battaglie, cose che gli stanno davvero a cuore, cose per cui prova un'urgenza.

Quello che voglio dire è che ci sono questioni su cui è proprio indelicato, ingiusto e imbecille "fare per parlare". Fareste mai una battuta razzista a un nero del 1970? Scherzerete mai sull'AIDS con la moglie di un sieropositivo? Parlereste dei tumori con leggerezza di fronte al figlio di una malata di cancro? Io credo di no, e reputo un imbecille chi fa per parlare solo perché è ingenuo o ama provocare o segue la moda dell'essere stronzi.

Il mio amico Tiziano non parla mai tanto per parlare. Discutere con lui mi piace perché sembra capire l'urgenza del suo interlocutore, la rispetta e anzi, cerca di entrarci in sintonia per costruire un'opinione lucida, informata, e al contempo sentita. Poi certo, Tiziano ha anche altri difetti che mi trovo costretto a enucleare affinché non si monti la testa, come il fatto che mette due chili di sale nell'acqua della pasta, che il suo modo di ascoltare è fissarti immobile in una maniera quasi inquietante, e che considera gradevole il suo abbigliamento costituito da... credo sia canapa.



A Tiziano interessano molto le tematiche lgbt. È stata una delle prime persone con cui ho fatto coming out, momento che non dimenticherò mai:
«Ehm, perché mi fissi così?»
«No no ti stavo ascoltando»
«Sembravi come bloccato, cioè era strano, non ti muov//»
«HA! E io che pensavo che fossi innamorato di Rebecca»

Be', qualche sera fa, Tiziano ha esordito così: «Ale, hai sentito, pare che le unioni civili siano una certezza ormai.» Probabilmente si aspettava una reazione, se non proprio felice, almeno speranzosa; invece io l'ho guardato con una faccia da BITCH NO, che deve essere sembrata simpatica come al solito, poi ho pensato che Tiziano meritava una spiegazione più articolata, che articolerò di seguito, casomai a qualcuno interessi.

Spero che approvino il ddl Cirinnà sulle unioni civili, perché credo che in Italia sia l'unico modo affinché la società inizi a vivere (non "accettare", vivere) le coppie gay. Tuttavia:

1) le unioni civili non sono un matrimonio, per ragioni puramente tecniche. A parte alcuni diritti che non sono coperti dalle unioni civili ma che lo sono dal matrimonio, c'è la questione adozioni che manca. 

2) le unioni civili non sono un matrimonio. Per un importantissimo principio di uguaglianza. Io in questo momento non ho intenzione di sposarmi, perciò non ho interessi nel portare avanti la mia posizione se non davvero il fatto che mi sta a cuore il principio. Un eterosessuale può scegliere tra unioni civili e matrimonio. Un omosessuale può scegliere solo le unioni civili, che non sono tecnicamente identiche a un matrimonio. Non stiamo parlando di entrare in chiesa con l'abito bianco, non è di quello che ci importa, ma di non essere considerati coppie di serie B.

3) ho paura che se le unioni civili verranno approvate, saranno legittimati discorsi come "Oh, ora vi potete unire civilmente, accontentatevi eh, basta gay pride, basta manifestazioni, basta attivismo". Mi dispiace, ma non funziona così. Finché le unioni civili non saranno davvero la stessa cosa del matrimonio, potete scordarvi che smettiamo di chiedere diritti che ci spettano.

4) queste unioni civili non sono un successo. In Olanda esistono dal 1989 (adesso in Olanda c'è il matrimonio, tanto per dire). L'Italia è l'ultimo Paese dell'Occidente a esprimersi a riguardo, e lo fa perché è stata multata dall'Unione Europea. Tutte le proposte di unioni civili degli ultimi venti anni si sono concluse con un nulla di fatto.

Tutte queste cose, il mio amico Tiziano le sapeva. Confesso di averlo usato come pretesto per mettere le mani avanti. Per prepararci. Perché certo che io spero nelle unioni civili, e certo che sarò in piazza a manifestare, come sempre. 
Ma sento anche di dover precisare una cosa che a molti, forse, sta sfuggendo. Se approveranno le unioni civili non dirò grazie a nessuno, né esulterò una legge che andava fatta tanto tempo fa e che ora siamo stati obbligati ad avere. 

Festeggerò il primo passo di una lunghissima lotta, consapevole che sarà solo il primo passo.



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