Tempo di buoni propositi


Ieri ero in biblioteca col mio amico U, quello che è andato a studiare in Svezia, e guardando i suoi appunti pieni di grafici e variabili ho pensato a quanto era diversa la mia vita un anno fa, quando anch'io ero chino su quaderni pieni di codice e non sulle novelle del Decameron. 

Pensavo, poi, a quale potrebbe essere il mio buon proposito per il 2014. Sapete, è tempo di buoni propositi. Non che ci creda particolarmente, ma sono quelle cose che almeno per Gennaio funzionano: l'anno scorso mi ero riproposto di non correggere gli apostrofi e per qualche mese ho resistito.

Mi sono avvicinato alla macchinetta del caffè, parlando con U di malattie veneree - è tradizione che quando siamo in pausa affrontiamo questo genere di argomenti così mettiamo paura agli altri e rimaniamo soli per sempre come piace tanto la vita a noi. Ho selezionato il mio cappuccino con cinque pallini di zucchero (una mia amica non mi considera uomo per questa cosa: la zuccherofobia è la nuova frontiera della discriminazione). Il problema è che, tra una battuta sulla gonorrea e una sulla clamidia, ho premuto il tasto finale troppo tardi, e i pallini di zucchero si sono azzerati.

Mi sono voltato verso U con uno sguardo che lo implorava di mettere fine alle mie sofferenze.
- Ti prego, strangolami.
- Oh, Ale. È così: se aspetti troppo, la vita diventa più amara. Scusa, dovevi dirlo tu, vero?
Sì, avrei dovuto dirlo io, perché sono io quello che scova le conclusioni filosofiche nelle idiozie. A ogni modo, il mio proposito per il duemilaquattordici mi viene suggerito da un cappuccino non zuccherato.

Buon anno a tutti. E non aspettate troppo.




It’s funny how some distance makes everything seem small
And the fears that once controlled me can’t get to me at all
Up here in the cold thin air I finally can breathe
I know left a life behind but I’m to relieved to grieve

Let it go, let it go
Can’t hold you back anymore
Let it go, let it go,
Turn my back and slam the door

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